Scissione di Dan Erickson

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I costi dell’evitamento emotivo e della dissociazione traumatica attraverso la metafora della serie TV di Dan Erickson

“Severance” di Dan Erickson emerge come un’opera particolarmente affascinante e complessa. La serie invita lo spettatore a riflettere sull’evitamento emotivo come strategia di coping di fronte alla sofferenza.

“Severance” parte da una metafora fantascientifica: un processo chirurgico che divide la memoria degli impiegati tra vita lavorativa e personale, creando due set di ricordi distinti e inaccessibili tra loro. La serie evoca una potente metafora dell’evitamento emotivo, un meccanismo di difesa psicologico in cui gli individui distanziano se stessi dalle loro esperienze emotive dolorose per proteggersi dal disagio.

Questa scissione radicale tra la vita lavorativa e personale è una rappresentazione estrema del tentativo di evitare situazioni, pensieri o sentimenti che possono causare angoscia. In psicoterapia, l’evitamento emotivo è riconosciuto come una strategia di coping che può fornire un sollievo temporaneo dal dolore psicologico, ma che nel lungo termine si rivela spesso controproducente, poiché impedisce all’individuo di affrontare e elaborare le proprie emozioni.

“Severance” esplora anche le conseguenze dell’evitamento emotivo, mettendo in luce come la separazione forzata dalle proprie emozioni possa portare a una sensazione di vuoto e disconnessione dalla propria essenza. La serie evidenzia la complessità dell’esperienza umana, dimostrando che la sofferenza emotiva non può essere semplicemente “tagliata via” senza perdere parti fondamentali di sé.


La serie suggerisce un’ultima analisi che, nonostante l’attrattiva di soluzioni semplici come l’evitamento emotivo, la via verso una vita più equilibrata e soddisfacente passa attraverso l’accettazione e l’elaborazione attiva delle nostre emozioni, anche quelle dolorose.

I costi della scissione

“Severance” ci lascia anche con una domanda provocatoria: cosa siamo disposti a sacrificare per il benessere apparente, e quali parti di noi stessi potremmo perdere nel processo? La risposta a questa domanda è complessa e individuale, ed ogni personaggio della serie presenta evoluzioni diverse.

Mark Scout è il protagonista della serie, che decide di sottoporsi alla procedura di scissione dopo un tragico evento personale. La sua scelta riflette un desiderio estremo di evitare il dolore insopportabile associato alla perdita. Mark incarna la lotta interna tra il desiderio di fuggire dal dolore e la necessità di affrontarlo per guarire. La sua esperienza evidenzia come l’evitamento emotivo possa offrire una soluzione temporanea ma, alla lunga, renda la riconciliazione con la propria interezza più difficile.

Helly R. rappresenta invece la resistenza alla  scissione. La sua lotta per ricordare e comprendere la sua identità al di fuori dell’ufficio sottolinea la perdita di sé che può derivare dall’evitamento delle esperienze dolorose. Helly lotta per riconnettersi con la sua vita “esteriore”, evidenziando il conflitto interiore tra la realtà del suo ambiente lavorativo e il bisogno umano di autenticità e piena espressione emotiva.

Irving Bailiff, con la sua profonda lealtà all’azienda e il suo desiderio di ordine e stabilità, riflette il bisogno di sicurezza e prevedibilità che molte persone cercano di trovare nel lavoro. La sua relazione con Burt, tuttavia, gli offre uno scorcio di connessione umana genuina, che lo mette in conflitto con le regole rigide del mondo della scissione. Irving simboleggia la tensione tra il conforto trovato nelle strutture rigide e la sofferenza emotiva causata dalla soppressione dei desideri e dei bisogni più profondi.

Dylan George si distingue per il suo atteggiamento schietto e a volte ribelle. La sua accettazione della scissione sembra essere guidata più dalla rassegnazione e dalla ricerca di semplicità che non da un vero desiderio di evitare il dolore emotivo. Tuttavia, anche lui si trova a navigare tra le complessità delle sue emozioni e desideri, riflettendo sulla possibilità che ci sia di più nella vita rispetto alla sua accettazione passiva dello status quo.

Ogni personaggio in “Severance” naviga il dolore emotivo in modi unici, riflettendo le varie facce dell’evitamento emotivo e delle strategie di coping. La scissione, sebbene offra una via di fuga temporanea dal dolore, alla fine evidenzia l’importanza fondamentale della connessione umana, dell’accettazione di sé e dell’esplorazione emotiva per una vera guarigione e crescita.

Questi personaggi ci ricordano che, mentre il dolore è una parte inevitabile dell’esistenza umana, il modo in cui scegliamo di affrontarlo può trasformare la nostra sofferenza in un percorso verso una maggiore comprensione di noi stessi e verso relazioni più profonde e significative con gli altri.

La scissione come metafora della dissociazione strutturale

La scissione volontaria introdotta in “Severance” di Dan Erickson presenta anche sorprendenti paralleli con il concetto psicologico di dissociazione strutturale, spesso risultante da traumi. Entrambi i fenomeni comportano una forma di divisione dell’identità o della coscienza, sebbene le loro origini e le loro implicazioni differiscano significativamente.

Nella serie TV, la scissione è un processo volontario e controllato, una scelta consapevole effettuata dagli individui per separare la loro vita lavorativa dalla loro vita personale. Nonostante le sue intenzioni di protezione e di miglioramento della qualità di vita, questa scissione porta spesso a una perdita di senso di sé, di autenticità e di connessione emotiva, evidenziando i limiti e le conseguenze negative di un tale approccio.

La dissociazione strutturale, d’altra parte, è una risposta involontaria a esperienze traumatiche intense. Il trauma può portare a una divisione della coscienza in cui parti dell’io si separano dal senso di sé consueto, portando a una frammentazione dell’identità. Questo meccanismo serve inizialmente come difesa psicologica, permettendo all’individuo di distanziarsi dalle esperienze dolorose. Tuttavia, a lungo termine, la dissociazione può complicare l’elaborazione del trauma e influire negativamente sulla capacità di vivere una vita piena e integrata.

In entrambi i casi, la divisione interna porta a una perdita di parti di sé, con significative implicazioni sul benessere emotivo e psicologico. La separazione tra lavoro e vita personale in “Severance” mette in luce la disconnessione e il senso di alienazione che possono emergere quando parti fondamentali della nostra identità sono represse o isolate. Analogamente, la dissociazione strutturale illustra come la separazione da parti di sé in risposta al trauma possa ostacolare il processo di guarigione e l’integrazione personale.

Conclusione

Esplorare il concetto di scissione in “Severance” attraverso la lente della dissociazione strutturale offre spunti preziosi sulla natura umana e sui meccanismi di coping di fronte a dolore e trauma. Ci ricorda che, sebbene possa essere comodo cercare vie di fuga dal dolore, la vera guarigione richiede confronto, accettazione e integrazione delle diverse parti di noi stessi. La serie, così come il concetto di dissociazione strutturale e di evitamento psicologico sottolinea l’importanza di affrontare il dolore emotivo per raggiungere una comprensione più profonda e una maggiore integrità dell’io.

Dalla scissione di Dan Erickson al “Non ti disunire” di Paolo Sorrentino.

Poco prima del finale di È stata la mano di Dio, il protagonista Fabietto intrattiene un concitato dialogo con il regista Antonio Capuano, il mentore di Paolo Sorrentino nella vita reale.

Usciti da teatro, l’uomo incalza il giovane chiedendogli se abbia qualcosa da raccontare nella sua vita e consigliandogli di restare a Napoli. Messo alle strette, Fabio grida:

Quando sono morti, non me li hanno fatti vedere, ricordando il trauma vissuto per la morte dei propri genitori a causa di una perdita dalla caldaia della casa in montagna.

Di fronte alla reazione del ragazzo, Capuano dispensa il proprio consiglio, ripetuto più volte: “Non ti disunire”.



Bibliografia

1. Van der Kolk, B. (2015). *Il corpo accusa il colpo: Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche*. Milano: Raffaello Cortina Editore. Questo libro esplora il modo in cui il trauma influisce su mente, corpo e cervello, offrendo spunti sulla dissociazione come meccanismo di difesa.

2. Liotti, G., & Farina, B. (2011). *Trauma e dissociazione: Evoluzione clinica e teorica di un concetto fondamentale in psicopatologia*. Milano: Raffaello Cortina Editore. Una risorsa completa che tratta l’evoluzione del concetto di dissociazione e il suo ruolo nella psicopatologia legata al trauma.

3. Nijenhuis, E. R. S. (2004). *Le voci del sé: La teoria dei sistemi dissociati dell’io e il trattamento dei disturbi dissociativi*. Milano: FrancoAngeli. Questo testo approfondisce la teoria dei sistemi dissociati dell’io e presenta approcci terapeutici per il trattamento dei disturbi dissociativi.


Articoli

5. Schimmenti, A. (2017). “La dissociazione traumatica: Aspetti teorici, diagnostici e clinici”. *Psichiatria e Psicoterapia*, 36(2), 56-67. Un articolo che delinea gli aspetti teorici, diagnostici e clinici della dissociazione legata al trauma, fornendo una panoramica utile per chi si avvicina allo studio di questo fenomeno.

6. Farina, B., Liotti, G. (2013). “La dissociazione strutturale della personalità in pazienti con disturbi dissociativi e disturbi di personalità”. *Rivista di Psichiatria*, 48(1), 1-11. Questo studio esamina la dissociazione strutturale della personalità in pazienti con specifici disturbi psichiatrici, offrendo spunti per la comprensione del concetto in contesti clinici.

Capitoli di Libri

7. Mucci, C. (2018). “Oltre il trauma: Dalla dissociazione alla coesione dell’Io”. In *Borderline: Viaggio nelle emozioni ferite* (pp. 123-142). Milano: FrancoAngeli. Un capitolo che esplora il percorso di guarigione dal trauma, con particolare attenzione alla dissociazione e alla sua superazione verso una maggiore integrità dell’Io.